Nel disturbo ossessivo-compusivo la realtà non è come appare

La persona che soffre di un disturbo ossessivo-compulsivo appare angosciata dall’idea dell’evento temuto: lasciare aperto il gas, non aver chiuso bene la porta di casa, aver contratto una malattia, aver messo incinta una donna senza volerlo, aver commesso un atto dannoso per qualcun altro, etc. Ebbene, c’è un semplice esperimento mentale che che svela la vera natura del disturbo. Si tratta di domandarsi: se potessi assumere un farmaco immaginario che mi facesse dimenticare l’episodio che mi ha suscitato l’ansia ossessiava, lo prenderei oppure no? Nella risposta si rivela la natura del disturbo ossessivo-compulsivo. Infatti la stragrande maggioranza dei pazienti non esistano a dare una risposta affermativa. Viceversa, se il farmaco immaginario viene proposto per far dimenticare un episodio diverso, che ha evocato un’ansia relailstica, cioè fisiologica, nessuno dei pazienti si dichiara disposto ad assumere il farmaco. Cosa dimostra questo esperimento? Che se un paziente ossessivo-compulsivo è disposto a cancellare la propria coscienza mnemonica dell’evento temuto, allora non è evidentemente preoccupato di quest’ultimo, ma invece della coscienza che ne ha. Se fosse preoccupato dell’evento temuto vorrebbe invece mantenere la coscienza di esso, perché solo così potrebbe prevenirlo, verificarlo e gestirlo per evitarne tutte le conseguenze negative. In effetti è quanto accade con gli eventi che rappresentano problemi veri e propri,  affrontati da ciascuno di noi nella nsotra vita quotidiana. Tutto ciò dimostra che nel disturbo ossessivo-compulsivo la fonte dell’ansia è la coscienza che possa verificarsi l’evento temuto e non l’improbabile accadere dell’evento temuto in sé e per sé, trascurabile in termini di possibilità effettive.  La coscienza dell’evento temuto è invece certa e presente; di essa si teme un effetto di radicale compromissione della qualità della vita, nel senso che la persona teme di non potersi più dedicare pienamente ai propri scopi esistenziali senza patire continuamente l’interferenza del dubbio che l’evento temuto possa verificarsi o si si verificato. E’ la coscienza dubbiosa dell’evento temuto ciò che assilla il paziente e non l’ansia che esso possa succedere o sia già accaduto. E’ per cancellare lasua coscienza dubbiosa che il paziente si affanna velleitariamente a dimostrarsi che l’evento temuto non potrà avvenire e non è potuto avvenire: Annichilire la possibilità dell’evento temuto è funzionale all’innichilimento del suo dubbio, il vero nemico  La terapia è dunque efficace solo se viene mirata contro la coscienza dell’evento temuto e non invece contro l’evento temuto stesso. Essa si articola su una parte cognitiva e una comportamentale.

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